Perché la Catalogna vuole l’indipendenza dalla Spagna?

Storia e motivi dell’indipendenza della Catalogna

L’indipendentismo catalano è una questione che va avanti da tempo, e che negli ultimi anni ha riempito le piazze, i giornali e dibattiti politici in tutta Europa. Ma perché la Catalogna vuole essere indipendente? Com’è nata questa pretesa nei confronti dello Stato spagnolo?

La questione catalana è tutt’altro che recente, anzi, affonda le sue radici in una lunga storia di identità culturale, tensioni politiche e rivendicazioni economiche. Dalla Guerra di Successione del XVIII secolo al referendum non riconosciuto del 1°ottobre 2017, la Catalogna ha vissuto momenti chiave che l’hanno spinta a reclamare una maggior autonomia, se non una vera e propria secessione dalla Spagna.

In questo articolo ripercorriamo le tappe storiche fondamentali e i principali motivi che hanno alimentato il desiderio di indipendenza di una delle regioni più ricche, orgogliose e particolari della penisola iberica.

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Storia della Catalogna e dell’indipendentismo catalano

Di certo non una novità, nel mondo della cronaca: Catalogna e indipendenza sono due parole che spesso abbiamo visto associate, negli articoli che riguardano la politica spagnola. Per capire quando è cominciato tutto, però, dobbiamo fare un grosso salto temporale all'indietro. La storia dell'indipendentismo catalano, infatti, si può dire che nasca con la regione stessa, e con la forte coscienza di sé che ha sempre conservato anche grazie alla lingua propria, alle tradizioni distinte e ad un passato di autonomie rivendicate.

Più precisamente, l'origine del sentimento indipendentista risale alla Guerra di Successione Spagnola (1701-1714), quando la Catalogna sostenne l'arciduca Carlo d'Asburgo contro i Borboni. Dopo la sconfitta, il re Filippo V abolì le istituzioni catalane con i Decreti di Nueva Planta: questo segnò, di fatto, l'inizio di una centralizzazione del potere che i catalani non hanno mai dimenticato.

In effetti, durante la Seconda Repubblica Spagnola (1931-1939), la Catalogna riuscì ad ottenere una certa autonomia, ma tutto fu poi annullato con l'avvento del regime franchista. Franco represse duramente la cultura catalana, vietando persino l'uso pubblico della lingua e smantellando ogni forma di autogoverno.

Con la fine della dittatura e la nascita della Spagna democratica nel 1978, la Catalogna riacquistò lo status di comunità autonoma, ottenendo poteri su educazione, sanità e cultura. Sono molti, però, i catalani che hanno sempre considerato queste concessioni insufficienti.

Così negli ultimi decenni le richieste di indipendenza si sono via via intensificate, soprattutto dopo la crisi economica del 2008 e la decisione del Tribunale Costituzionale spagnolo, nel 2010, di annullare alcune parti fondamentali dello Statuto d'Autonomia del 2006. È forse proprio questo che ha riacceso la fiamma indipendentista, portando al referendum non autorizzato del 1º ottobre 2017, segnato da tensioni con il governo centrale e da un acceso dibattito nazionale e internazionale.

Oggi, l'indipendentismo catalano continua ad essere un tema caldo, sospeso tra richieste di autodeterminazione, spinte politiche e la ricerca di una convivenza più equilibrata con lo Stato spagnolo.

Perché la Catalogna vuole l’indipendenza: i motivi

Ma analizziamo da più vicino i motivi per cui una parte significativa della popolazione catalana -circa il 50%- desidera l'indipendenza dalla Spagna. Sono molteplici, si intrecciano tra di loro e coinvolgono fattori sia economici che storici, culturali e politici.

-Situazione economica

Uno dei principali argomenti a favore dell'indipendenza riguarda la situazione economica della regione e del Paese in generale. La Catalogna è una delle regioni più ricche e industrializzate della Spagna: infatti, contribuisce con una quota elevata al PIL nazionale, circa un quinto.

Da qui, la lamentela. Molti catalani ritengono che la regione versi più soldi nelle casse dello Stato di quanti ne riceva in termini di investimenti e servizi pubblici. Questa percezione di "squilibrio fiscale" alimenta l'idea che, da sola, la Catalogna potrebbe gestire meglio le proprie risorse di quanto non faccia lo Stato, e ottenere così benefici maggiori per i suoi cittadini.

-Storia, lingua e cultura

La Catalogna vanta una forte identità culturale, linguistica e storica distinta dal resto della Spagna. Anche se non è uno Stato a sé a tutti gli effetti, possiamo dire che è come se lo fosse per come viene vissuto dai cittadini e per le tradizioni che ha, tutte sue.

Persino il catalano non è un semplice dialetto ma una lingua ufficiale parlata quotidianamente e simbolo di appartenenza. La regione è infatti bilingue, e le persone conoscono alla perfezione sia lo spagnolo che il catalano.

La regione ha avuto in passato istituzioni e autonomie proprie, cancellate a più riprese dalla monarchia spagnola e, successivamente, dalla dittatura di Franco. La memoria storica di queste repressioni ha alimentato ancor di più il senso di rivalsa e la volontà di autodeterminazione della regione e della sua metà di popolazione favorevole all'autonomia.

-Altri motivi politici

Non solo una questione economica, a livello politico. Molti catalani lamentano anche una vera e propria mancanza di ascolto e riconoscimento da parte del governo centrale di Madrid.

Il blocco del nuovo Statuto d'Autonomia del 2006 da parte del Tribunale Costituzionale nel 2010 è stato vissuto come un affronto istituzionale e ha segnato un punto di svolta nel rafforzamento dell'indipendentismo.

Inoltre, il rifiuto del governo di Spagna di autorizzare un referendum ufficiale non ha fatto altro che accentuare il conflitto, trasformando una questione politica in una forte crisi democratica.

-Fattori simbolici e culturali

A tutti questi elementi si aggiungono anche fattori sociali e simbolici: per molti catalani, l'indipendenza è anche un modo per difendere valori percepiti come più progressisti, aperti e inclusivi rispetto a quelli rappresentati da alcuni governi centrali spagnoli.

L'indipendentismo, infatti, è spesso associato a istanze civiche, ambientali e democratiche, soprattutto da parte dei partiti politici locali che lo promuovono.

Non una sola ragione, quindi, ma una moltitudine di ragioni che sembra crescere anno dopo anno. La spinta verso l'indipendenza non è che il risultato di un mix complesso di motivi economici, culturali, storici e politici. I quali trovano consenso in una fascia molto ampia della popolazione catalana pur restando, ad oggi, un tema controverso e molto divisivo.

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Referendum indipendenza Catalogna: cosa sapere

Abbiamo parlato di un referendum, ma abbiamo anche detto che il governo si è rifiutato di autorizzarne uno ufficiale: questa è una questione che merita approfondimento. Perché in effetti un referendum per l'indipendenza della Catalogna c'è stato, ed è stato uno degli eventi politici più controversi e significativi nella recente storia della Spagna, ma nessuno lo aveva autorizzato.

Il referendum si è svolto il 1° ottobre 2017, nonostante fosse stato dichiarato illegale dal Tribunale Costituzionale spagnolo, che lo ha considerato contrario alla Costituzione del 1978, la quale non prevede il diritto all'autodeterminazione per le comunità autonome.

Ma come si è arrivati a questo? Il governo catalano, guidato allora dal presidente Carles Puigdemont, ha comunque portato avanti l'organizzazione del voto, sostenuto da una larga parte della società civile indipendentista. Il giorno del referendum, come è facile immaginare, è stato segnato da forti tensioni: le forze dell'ordine spagnole hanno cercato di impedire fisicamente il voto, con interventi in numerosi seggi e episodi di violenza che hanno fatto il giro del mondo, alimentando ulteriormente le polemiche.

Nonostante tutto, i risultati hanno parlato chiaro. Secondo i dati diffusi dalla Generalitat (governo catalano), il 90% dei votanti si è espresso a favore dell'indipendenza. C'è da dire, però, che l'affluenza è stata molto bassa, attorno al 43%, a causa del boicottaggio da parte degli unionisti e delle difficoltà logistiche.

Dopo il referendum, il Parlamento catalano ha dichiarato unilateralmente l'indipendenza il 27 ottobre 2017, ma senza effetti pratici. Il governo spagnolo ha immediatamente attivato l'articolo 155 della Costituzione, sospendendo l'autonomia catalana e commissariando la regione. Diversi leader catalani sono stati arrestati o sono fuggiti all'estero.

Nonostante l'esito, si tratta di un evento importante, con segni anche sulla situazione odierna. Questo referendum ha aperto una ferita profonda nei rapporti tra la Catalogna e lo Stato spagnolo, segnando una crisi politica e istituzionale ancora lontana da una risoluzione definitiva. Resta ancora oggi un tema molto dibattuto, che coinvolge questioni di identità, democrazia, giustizia e convivenza.

L’indipendenza della Catalogna oggi

E questo ci porta a farci un'altra domanda: com'è la situazione oggi, a quasi otto anni di distanza dal referendum?

Non è cambiato molto, in termini di desiderio comune: la questione dell'indipendenza della Catalogna resta ancora oggi aperta e divisiva, con la maggior parte della popolazione che spinge in quella direzione. Però, è anche vero che i toni si sono attenuati, diventati più istituzionali e negoziali rispetto al clima di rottura e tensione di quegli anni.

A seguito dell'intervento dello Stato spagnolo con l'arresto o l'esilio di vari leader indipendentisti, il movimento ha subito, per forza di cose, una fase di stallo. A cui è seguito, poi, un lento processo di normalizzazione e di dialogo. Giusto negli ultimi anni, infatti, il governo centrale e quello catalano hanno ripreso i colloqui mirati a trovare una soluzione politica che andasse bene per tutti, anche se le posizioni rimangono inevitabilmente distanti.

Guidato da forze indipendentiste -Esquerra Republicana de Catalunya e Junts per Catalunya-, il governo catalano continua imperterrito a sostenere il diritto all'autodeterminazione, anche se oggi punta di più su strategie legali e negoziate, rispetto all'unilateralismo del passato. Allo stesso tempo, la società catalana rimane divisa quasi a metà: una parte continua a chiedere l'indipendenza, mentre un'altra preferisce restare in Spagna, magari con una maggiore autonomia. Una via di mezzo che potrebbe accontentare tutti, ma al tempo stesso non accontentare nessuno.

Ad ogni modo, pare che nel frattempo il tema dell'indipendenza sia diventato meno prioritario rispetto a questioni economiche, sociali e sanitarie, soprattutto in seguito alla pandemia. Resta comunque un elemento centrale nell'identità politica catalana. e potrebbe riaccendersi con forza in occasione di elezioni o cambi di scenario politico nazionale. Come abbiamo già avuto modo di vedere negli anni, basta un nonnulla per alimentare il senso di indipendenza della regione.

Siamo oggi in una fase più riflessiva e pragmatica, ma questo non significa che la Catalogna abbia affatto abbandonato il proprio obiettivo. La strada verso una possibile indipendenza resta complessa, incerta e ancora tutta da scrivere. E qualche pagina è già stata scritta all'inizio di quest'anno, in effetti: a gennaio del 2025, Carles Puigdemont e Oriol Junqueras, figure chiave del referendum del 2017, si sono incontrati a Waterloo, in Belgio, segnando un riavvicinamento tra i due principali partiti indipendentisti. Questo incontro ha suscitato speculazioni su una possibile strategia comune per rilanciare il progetto indipendentista.

Nel corso dell'anno, poi, il governo spagnolo ha concesso alla Catalogna un nuovo accordo di finanziamento, simile a quelli già in vigore per i Paesi Baschi e la Navarra. La Catalogna adesso può raccogliere e gestire in autonomia le proprie imposte, attraverso un'agenzia fiscale regionale: questo riduce significativamente i trasferimenti al fondo comune nazionale.

E nonostante il sostegno all'indipendentismo catalano pare essere sceso intorno al 38%, il presidente catalano Pere Aragonés ha dichiarato che un nuovo referendum sull'indipendenza sarà inevitabile, sottolineando la necessità di un dialogo continuo con il governo centrale.